Capita a volte nella vita di avere un'illuminazione, un'intuizione, una rivelazione, chiamatela come volete, che, improvvisamente, ci apre davanti agli occhi increduli una prospettiva completamente nuova sulla realtà. Una prospettiva che ci offre la chiave per decifrare un codice prima inviolabile o addirittura per vedere un codice laddove appariva esservi solo rumore. Si è presi allora da un'euforia, non sempre comprensibile agli altri, che senza un attimo di tregua ci guida, come novelli Champollion, alla decifrazione della nostra stele di Rosetta. E' un'esperienza entusiasmante che ci porta a toccare le vette sublimi del successo e i baratri senza fondo del fallimento in un alternarsi degno del miglior thriller. Ebbene, questo è ciò che è capitato al mio amico Davide circa un anno fa. Da allora un demone lo tormenta: percorrere fino in fondo la strada che la chiave da lui trovata sembra indicargli aprendo con la stessa tutte le porte che lungo il percorso gli sbarrano il passo. E la chiave, come per magia, ad ogni nuova porta, rinnova la promessa di essere una sorta di passepartout universale che può arrivare a svelare un mistero antico e inviolato: quello della Sfinge. So già cosa stanno pensando molti di voi: "Ecco l'ennesimo libro, scritto dal solito esaltato, che pretende di raccontarci chissà che di nuovo e meraviglioso su un argomento ormai trito e ritrito". Devo confessarvi che questo pensiero ha attraversato la mia mente quando, dopo anni che non avevo notizie di Davide, fui invitato, presso la sede dell' Osservatorio dell'Associazione Cernuschese Astrofili, ad una sua presentazione dal titolo "L'ipotesi ottica delle piramidi". Ero scettico, non lo nego; allo stesso tempo però conoscevo Davide come persona seria e caparbia ed ero certo che non avrebbe arrischiato qualcosa su cui non aveva prima lavorato a fondo. Non mi sbagliavo, la quantità di dati raccolti per supportare l'ipotesi era notevole, ma spariva di fronte all'impressionante mole di lavoro svolta per analizzarli ed arrivare così ad una conferma dell'Ipotesi Ottica. Al termine della presentazione, dopo un attimo di silenzioso stupore, cominciarono a fioccare le domande per cercare di chiarire i molti punti oscuri che ancora permanevano. E qui Davide, quasi con un certo candore, ci confessò che aveva bisogno dell'aiuto di qualcuno perché ormai i dati da controllare e le ipotesi da vagliare erano divenuti così numerosi e complessi da essere al di là delle sue possibilità. Tornando alla metafora della chiave, le porte da provare ad aprire si erano moltiplicate a dismisura ed erano troppe e troppo sofisticate per un uomo solo. Da allora, assieme ad un piccolo gruppo di persone, ho lavorato all'Ipotesi, con il mio modesto contributo, cercando di metterla alla prova, raccogliendo nuovi dati e individuando possibili ampliamenti. Fino ad ora, per quanto ho potuto constatare, l'Ipotesi regge, rivelando via via nuovi aspetti sempre più interessanti. Vogliamo percorrere fino in fondo la strada indicata per capire se al termine si troverà un tesoro di conoscenze sconvolgenti o soltanto un'incredibile serie di beffarde coincidenze. Il presente lavoro, che riassume gran parte dei risultati raggiunti, è un invito a voi lettori perché possiate essere critici severi dell'Ipotesi Ottica e, se lo desiderate, compagni di viaggio di Davide.