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cognetti paolo - la felicita' del lupo

LA FELICITA' DEL LUPO




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Dettagli

Genere:Libro
Lingua: Italiano
Editore:

Einaudi

Pubblicazione: 10/2021





Trama

«Silvia rise. E di cosa sa gennaio? Di cosa sapeva gennaio? Fumo di stufa. Prati secchi e gelati in attesa della neve. Il corpo nudo di una ragazza dopo una lunga solitudine. Sapeva di miracolo». Fausto si è rifugiato in montagna perché voleva scomparire, Silvia sta cercando qualcosa di sé per poi ripartire verso chissà dove. Lui ha quarant'anni, lei ventisette: provano a toccarsi, una notte, mentre Fontana Fredda si prepara per l'inverno. Intorno a loro ci sono Babette e il suo ristorante, e poi un rifugio a più di tremila metri, Santorso che sa tutto della valle, distese di nevi e d'erba che allargano il respiro. Persino il lupo, che mancava da un secolo, sembra aver fatto ritorno. Anche lui in cerca della sua felicità. Arrivato alla fine di una lunga relazione, Fausto cerca rifugio tra i sentieri dove camminava da bambino. A Fontana Fredda incontra Babette, anche lei fuggita da Milano molto tempo prima, che gli propone di fare il cuoco nel suo ristorante, tra gli sciatori della piccola pista e gli operai della seggiovia. Silvia è lì che serve ai tavoli, e non sa ancora se la montagna è il nascondiglio di un inverno o un desiderio duraturo, se prima o poi riuscirà a trovare il suo passo e se è pronta ad accordarlo a quello di Fausto. E poi c'è Santorso, che vede lungo e beve troppo, e scopre di essersi affezionato a quel forestiero dai modi spicci, capace di camminare in silenzio come un montanaro. Mentre cucina per i gattisti che d'inverno battono la pista e per i boscaioli che d'estate profumano il bosco impilando cataste di tronchi, Fausto ritrova il gusto per le cose e per la cura degli altri, assapora il desiderio del corpo e l'abbandono. Che esista o no, il luogo della felicità, lui sente di essere esattamente dove deve stare.




Recensione Libraio

Cercare la felicità dove si sta, come fanno gli alberi, piantati per terra, oppure dovunque, come i lupi, che si spostano di continuo, cercandola sempre in nuovi posti, mai soddisfatti, sempre irrequieti: Paolo Cognetti torna a raccontare la montagna con una storia adulta che parla di amore, delusioni e ripartenze.
Fausto è uno scrittore fallito, reduce dalla separazione della moglie, che arriva a Fontana Fredda sulle Alpi per curarsi l'anima e ricominciare. Fausto cerca un rifugio e lo trova presso un ristorantino di montagna, Il pranzo di Babette, dove viene accolto e si improvvisa cuoco, a cucinare per gli sciatori, i gattisti, i montanari. È una seconda possibilità, una via per rimettersi in sesto, immergendosi nella concretezza e nella materialità quotidiana, lontano dalla solitudine meditabonda piena di parole nella quale si era intossicato il cuore. E lì, cucinando polenta e salsiccia per Babette, la sua inquietudine incontra quella di Silvia, la cameriera, anche lei alla ricerca di un nuovo inizio, o per lo meno di una tappa.

Scambiarsi calore e affetto è prima di tutto un fatto di sensi, è costruirsi intorno un piccolo rifugio, dove a parlare sono i corpi: quello di Fausto e Silvia è un sentimento che nasce come sesso, è un amore che sa di stufa, di capelli appena lavati, di grappa e di resina.

"Non era il tipo di ragazza che ti aspettavi di trovare tra i montanari: giovane, allegra, aria da giramondo, a vederla portare polenta e salsicce sembrava un segno dei tempi pure lei come le fioriture fuori stagione, o i lupi che si diceva fossero tornati nei boschi."

L'altrove che cerca Fausto è fatto di genuinità: i piatti normali, sapori di sempre che sfamano e scaldano, i profumi e i rumori del bosco, gli alberi che cadono, la neve che si stacca, i boscaioli che mischiano fatica e dialetti.

Succedono cose semplici in La felicità del lupo, ed è lì che si annida il senso della continua ricerca : gli esseri umani sono cosa piccola di fronte alla montagna. Ci si affanna, ad amarsi, a lavorare, a inseguire sogni, e la montagna sta lì, maestosa e indifferente. Come il monte Fuji di Hokusai, sotto il quale l'umanità si agita nelle sue insignificanti attività, mentre lui resta silenzioso e impassibile. Le sue vedute ispirano i 36 capitoli di Cognetti in una meditazione che fa della montagna la vera protagonista del romanzo, anche come metafora: rivestita delle nostalgie e delle aspettative degli uomini, la montagna mette di fronte alla realtà che non è romantica, è vera, non restituisce l'amore degli uomini, li guarda e li sopporta come ospiti. La relazione con lei è fatta di fatica e sudore.
La montagna crea una stirpe tenace e rabbiosa, perché è lavoro duro, isolamento, frustrazione.
Santorso è un montanaro che ha chiuso le sue porte, che innaffia di alcol la sua solitudine, anche lui inquieto. Babette che sembra aver trovato la sua dimensione e il suo equilibrio con la sua attività, scappa appena può, cercando il suo rifugio nel mare e nel sole, mettendo spazio tra sé e la montagna, per poterla restituire alla sua essenza, per poter tornare ad accettarla.

"Conosci quel detto zen che parla di montagne? Dice: «Prima di avvicinarmi allo zen, per me le montagne erano solo montagne e i fiumi erano solo fiumi. Quando ho cominciato a praticare, le montagne non erano più montagne e i fiumi non erano più fiumi. Ma quando ho raggiunto la chiarezza, le montagne sono tornate montagne e i fiumi sono tornati fiumi»."

I tanti sentieri di montagna che guidano dentro i boschi o fin sopra un ghiacciaio sono altrettanti sentieri dell'animo. Alcuni portano avanti a cercare qualcosa di nuovo, altri riportano a casa, per recuperare qualcosa di lasciato indietro e irrisolto. Ognuno ha il suo rifugio, fisico o mentale, ad accoglierlo.
La natura di Cognetti non è un concetto, non è astrazione, è fatta di realtà, e la sua voce è composta di mille voci: quelle dei torrenti, che cambiano con le ore del giorno, quelle degli alberi, abeti e larici che affrontano con i loro colori e la loro ostinazione il freddo, quella del vento che sfilaccia le bandierine tibetane e con loro disfa le preghiere nell'aria, quella della neve, che si stacca, si ritira, si ghiaccia e con la sua vita rivela il corso delle stagioni.

Paolo Cognetti scrive con semplicità, con intensità ma senza retorica, rifugge ogni spettacolarizzazione, è limpido nelle immagini, e preciso nei dettagli, e la sua scrittura emana verità e profumo di legna fresca: con La felicità del lupo la spiritualità del rapporto con la montagna, la ricerca di armonia con se stessi attraverso la terra diventa nella penna di Cognetti una storia di amicizia e di amore che ridimensiona l'uomo, gli restituisce la dimensione che merita, piccolo di fronte alla grandezza, bisognoso del branco per scaldarsi, ma desideroso di solitudine per proteggersi, in perenne ricerca di un posto nel quale essere felice, per un po'.

"Di cosa sapeva gennaio? Fumo di stufa. Prati secchi e gelati in attesa della neve. Il corpo nudo di una ragazza dopo una lunga solitudine. Sapeva di miracolo."

Recensione di Francesca Cingoli









Altre Informazioni

ISBN:

9788806249878

Condizione: Nuovo
Collana: SUPERCORALLI
Formato: Rilegato
Pagine Arabe: 152


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