Le ragioni di fondo che stanno dietro al dibattito intorno al potere amministrativo e alla sua proiezione quale potere discrezionale risalgono a un lontano passato, in cui quel che veniva in campo era il ruolo delle regole e della legge, pur sempre in attesa di completamento ad opera di amministrazione e giudici. L'idea di una ripubblicazione del lavoro del 1986 risponde appunto all'esigenza di offrire un resoconto significativo delle dispute che hanno interessato l'intero arco temporale novecentesco, in un paese solcato dalle istanze pandemocratiche di una partecipazione diffusa, in cui ci si cullava nell'illusione di una spinta riformatrice, che fosse in grado di incidere nelle strutture dello Stato centrale e nell'intero sistema delle autonomie. Quanto all'opzione di ordine dogmatico di leggere la discrezionalità alla luce della tematica interpretativa, essa risente dell'irrompere nella cultura di quegli anni di un movimento ermeneutico che si apriva al dialogo con indirizzi di pensiero quale quello analitico. Chiude il volume una postfazione in cui si prova a discutere del binomio intercorrente tra pensiero e linguaggio, allo scopo di offrire uno sfondo al tentativo di risposta alle trasformazioni di una fase di transizione tutta da decifrare.