David Lagercrantz ha la capacità e il mestiere del narratore, è bravissimo a costruire la rete che avviluppa il lettore, è furbo nella costruzione dei personaggi, e nel dosaggio delle informazioni. Non annoia, non dà nulla per scontato, ci sa fare. E il risultato è eccellente, L'uomo che inseguiva la sua ombra è un ottimo libro. Che ha Lisbeth Salander ospite d'onore. Gli amanti della serie Millenium ritrovano in questo quinto libro una vecchia amica, con l'emozione dei veri appassionati, ma la hacker, sempre nerovestita e arrabbiata col mondo, rimane sullo sfondo di una storia seducente e cupa, di cui purtroppo non è lei protagonista. Così come non lo è Mikael Blomkvist, anche lui una guest star. Erika è ormai una comparsa. Lagercrantz sembra aver fatto una scelta di campo ben definita, evitando ancora di più la competizione e il confronto con il talento di Stieg Larsson: sposta l'attenzione dai due eroi della serie, e mette sul palcoscenico due gemelli, Dan e Leo, per raccontare un intrigo internazionale molto affascinante, intriso com'è di genetica, di esperimenti sociali e di radicalismo islamico. La storia tiene, eccome. È densa di concessioni alla memoria, di ricostruzioni e riscoperte di sé, di suspense ben calibrata. La parte più scientifica dedicata ai gemelli separati porta tensione e dona al thriller una componente indubbiamente creativa, portata a un livello superiore dal registro musicale, che è molto elegante nel suo pathos. Quando sulla scena compare Lisbeth, è adrenalina pura e nelle pagine che la vedono in primo piano, in carcere alla prese con l'ingiustizia e la violenza, il lettore gusta ogni parola, ogni frammento, grato dell'omaggio di Lagercrantz, comprensivo verso il suo pudore, perché sa che è lì la storia, comunque la si rigiri. Sono Lisbeth e Mikael a muovere i fili, a ricomporre il puzzle. Se ne viene fuori con in mano un pezzetto in più del passato di Lisbeth, della sua infanzia terribile. E il legame con la sua storia si rafforza. Applausi dunque a David Lagercrantz, l'impresa era ardua e solo per menti e penne coraggiose. L'uomo che inseguiva la sua ombra non delude, e raggiunge il suo scopo di traghettare il mondo di Lisbeth e Mikael su un terreno narrativo diverso, che deve tanto a Stieg Larsson, ma ha la saggezza di non imitarlo.
Recensione di Francesca Cingoli