La sera in cui Lee conosce Man Ray ha inizio in un bistrot semivuoto a qualche isolato dal suo albergo, dove siede da sola mangiando una bistecca e uno sformato di patate accompagnate da mezze caraffe di vino rosso scuro. Ha ventidue anni, ed è bellissima.
Parigi 1929. L’incontro della giovane Lee Miller con l’artista surrealista Man Ray sarà l’inizio di un connubio artistico e umano profondissimo. Lee e Man lavorano insieme e si amano, in una Parigi vivace e piena di entusiasmo creativo. La loro arte è segnata da visione e da sperimentazione, la loro camera oscura è terreno di innovazioni che segneranno la storia della fotografia e dell’immagine. Gli scatti di Man Ray fissano per l’eternità il corpo di Lee, il suo profilo e la sua bellezza. Ex modella, approdata a Parigi con una vecchia macchina fotografica e pochissimi soldi in tasca, Lee vuole diventare fotografa, passare dall’altra parte dell’obiettivo, vuole fare qualcosa di importante, diventare un’artista. Il suo stile sarà unico.
Ciò che desidera più di ogni altra cosa è quell’attimo di risolutezza, di chiarezza. Vuole creare momenti e catturarli su pellicola. Catturare l’esperienza vissuta, la sensazione di essere viva.
Lee è una ragazza complessa e fragile e per molti aspetti irrisolta, e con Ray vive un rapporto assoluto, fatto di passione, genialità e gelosie. Sono una coppia additata nelle serate trasgressive della comunità di artisti, e nei salotti più ricercati dove il carisma di Man si accompagna al fascino di Lee e crea un tutt’uno magnetico. Invidiato da tutti, il loro sodalizio è in realtà conflittuale e pieno di incomprensioni, minato dall’ego prevaricatore di Man Ray.
Modella, fotografa, attrice per Jean Cocteau, amante generosa e sfrontata: gli amori di Lee Miller e la sua carriera non si fermano a questa età d’oro e lei vivrà altre vite, esperienze che ne fanno un personaggio unico.
Lee vive la guerra, come corrispondente di Vogue al fronte, e in mimetica e anfibi sperimenta sulla sua pelle l’orrore e lo sporco delle giornate nel fango, fino ai momenti che la segneranno per sempre, l’ingresso a Dachau, una macchina fotografica al collo per testimoniare l’indicibile. I suoi reportage sono un documento fondamentale. Lee esce dall’esperienza della guerra devastata, cambiata nell’animo, scollegata dalla realtà.
Whitney Scharer prende la storia e i documenti di questa donna incredibile e ne fa romanzo, storia d’amore, testimonianza artistica, umana, accendendo le luci sullo studio che è stato centro di creatività e di passione, e su un mondo in cambiamento. Lee Miller è stata una donna di straordinaria bellezza, capace di affrontare i demoni della sua intimità, di ribellarsi al giogo di un rapporto totalizzante, e allo stereotipo della musa, e di costruire il proprio destino. L’età della luce la restituisce così, bella, spudorata e combattiva, una vera e straordinaria artista, pioniera dell’immagine.
Recensione di Francesca Cingoli