Figura di intellettuale multiforme, non facilmente classificabile nei nostri rigidi compartimenti disciplinari, Walter Benjamin è stato definito in molti modi: filosofo, critico letterario, storico. Sul filosofo, sul critico e sullo storico sono state scritte migliaia di pagine che ne fanno, giustamente, uno dei pensatori tra i più studiati e commentati. Cosa può allora aggiungere una prospettiva antropologica? Per gli autori del volume è possibile scorgere un'ulteriore dimensione nel pensiero di Benjamin, suggerita della sua notevole affinità e vicinanza con l'antropologia culturale. Benjamin è anche un antropologo culturale, o quantomeno un ottimo compagno di strada per la ricerca antropologica. A partire da questa ipotesi, i contributi raccolti nel volume seguono due strade, strettamente intrecciate tra loro: da un lato esplorano, da un punto di vista storico e teorico, le sorprendenti affinità tra le opere di Benjamin e alcune delle più vivaci esperienze etnografiche e antropologiche; dall'altro, alcuni dei più caratteristici temi e concetti benjaminiani vengono riletti e utilizzati per interpretare il materiale etnografico raccolto su temi come i disastri dovuti al cambiamento climatico, il fenomeno dell'Urbex, le politiche di riqualificazione delle periferie, le difficoltà e il valore del lavoro edile. Riflettere sulla profonda affinità delle ricerche di Benjamin con l'antropologia culturale e mostrare come le costellazioni delle sue idee possano rivelarsi preziose e illuminanti per orientare la riflessione e il discorso etnoantropologico - questo lo scopo dei lavori qui presentati. Contributi di Carlo Capello, Lorenzo D'Angelo, Nicola Martellozzo, Riccardo Montanari, Tommaso Occhialini, Massimo Palma, Laura Raccanelli.