Il quaderno dell’amore perduto è il romanzo di esordio di
Valérie Perrin, autrice dell’amatissimo
Cambiare l’acqua ai fiori e ne anticipa i caratteri che hanno agganciato e stregato i lettori di tutto il mondo.
Ritroviamo in questo primo romanzo la struttura a incastro, che crea un continuo rimbalzo tra presente e passato, in un dialogo che consente di ripescare racconti, ridare forma a memorie, restituire verità al vissuto.
La “Violette” di questa storia si chiama Justine ed è anche lei un’anima bella, capace di vivere nella semplicità, a Milly, un piccolo paesino da cui tutti vogliono andarsene, come suo cugino che sogna Parigi. Invece Justine ha trovato lì la sua pace: lavora come aiuto infermiera nella casa di riposo Le Ortensie, e, benché sia giovanissima, ha la capacità di entrare subito in sintonia con gli anziani ospiti. Justine li ascolta, perché sa che quando raccontano le loro storie, gli occhi velati si riaccendono di una nuova vitalità che viene dal passato.
Così è per la dolce Hélène Hel, l’ospite a cui Justine si è particolarmente affezionata. Hélène vive nel suo silenzio, in una realtà tutta sua: nella mente sente il sole sulla pelle, che illumina una spiaggia, il volo del gabbiano che sempre la segue, vede la sua bambina giocare, e vede l’amore della sua vita, Lucien.
- Vuoi che ti parli di Lucien?
- Sì
- Vieni qui. Incolla l’orecchio alla mia bocca.
Mi ero chinata su di lei. E avevo sentito ciò che si sente dentro una conchiglia: quello che si ha voglia di sentire.
Solo con Justine il mondo di Hélène prende forma e parola, diventa un racconto di una storia d’amore intensa, spezzata dalla guerra, fatta di momenti di immensa gioia e indescrivibile dolore, dove il destino ha un ruolo fondamentale. Justine compra un quaderno azzurro, lo tiene sempre con sé nella tasca del camice, ci scrive sopra La donna della spiaggia e inizia a trascrivere e poi a rileggere la storia di Hélène e Lucien, di una valigia blu con dentro il Mediterraneo, di parole che si imparano a leggere con le dita, come i ciechi, di un bistrot per vivere la felicità.
“Non si dovrebbe pregare che per il presente. Per dirgli grazie tutte le volte che ha i tuoi lineamenti”.
È un invito all’amore che viene dal ricordo e diventa presente, che Justine riceve e fa suo poco per volta, e che fa vacillare il suo desiderio di isolamento, di rapporti occasionali, di assenza di legami veri e profondi. Lei, orfana di genitori, si è trovata negli anni a “saltare una casella”, a non vivere la spensieratezza della gioventù, a preferire la musica e la compagnia degli anziani. Ma anche lei ha il suo gabbiano, che la segue e la protegge, e deve accorgersene, il quaderno azzurro come guida per liberarsi dalla monotonia e dalla solitudine.
Valérie Perrin emoziona dando forma e luce soprattutto ai protagonisti anziani, “
i dimenticati della domenica” rivelando una delicatezza e una sensibilità che la sua penna sa trasmettere magistralmente.
“Essere vecchi non è che essere giovani da più tempo degli altri” (Philippe Geluck).
Il romanzo si apre con un esergo potente e molto attuale che rende omaggio alla terza età, depositaria di sogni e bellezza, punto di riferimento per i più giovani, oggi come allora. È singolare la forza di questo romanzo e del suo messaggio, in un momento in cui le case di riposo sono al centro delle notizie più sconfortanti del periodo. Una lettura di grande intensità umana sull’importanza di prendersi cura dei ricordi.
Recensione di Francesca Cingoli