Pubblicato nel 1905 e reso celebre dal film L'Angelo Azzurro, che ne fu tratto nel 1930, Professor Unrat narra la crudele parabola esistenziale del professor raat, tirannico docente di un liceo di provincia soprannominato dai suoi concittadini "Unrat" (spazzatura, immondizia). l'attempato insegnante di latino e greco si innamora alla follia – una follia che lo porterà all'abiezione e alla perdizione - di una equivoca "sciantosa" del malfamato cabaret l'angelo azzurro e, in feroce competizione con tre dei suoi giovani allievi più intensamente detestati, riesce a ingraziarsela e addirittura a sposarla. enorme è lo scandalo che il dissoluto professore suscita in città violando con ignominia le regole di rispettabilità della classe sociale cui appartiene, regole e tabù piccolo-borghesi di cui egli è stato per decenni l'occhiuto custode. Questo romanzo, che sotto il profilo letterario si segnala per la sua aspra e immediata efficacia narrativa ed espressiva, ha da sempre suscitato l'interesse di sociologi e politici, ma anche degli psicoanalisti. non a caso questa nuova edizione, nell'accurata traduzione di Giulio schiavoni rivista da renata Colorni, offre in postfazione un brillante saggio (Unrat è uno stato della mente) di antonino Ferro, studioso di fama e presidente della società Psicoanalitica Italiana. analizzando passo passo il testo di Heinrich Mann come potente allegoria del rapporto tra le diverse età della vita e le loro dolorose transizioni - i colori smaglianti della giovinezza idoleggiati e inseguiti da chi trascorre il tempo che gli resta nel cupo grigio e nero della vecchiaia - Ferro mette in luce, con la lente d'ingrandimento della moderna psicoanalisi, i simboli e i sintomi nascosti della disperazione irredimibile di un uomo che si oppone selvaggiamente alla morte; al tempo stesso egli riflette sulla universalità dei meccanismi difensivi che ciascuno di noi, sedotto dal miraggio di una sorta di autoterapia contro la depressione, rischia di mettere in atto quando si trova a dover affrontare la profonda sofferenza che scaturisce dalla solitudine, dalla paura e, soprattutto, dal venir meno di ogni speranza e idea di futuro.