Leggere la raccolta di poesie "Il passaggio fra le mani" di Ana Kramar equivale a immergersi in una dimensione di leggera indeterminazione dell'essere, dove a dominare sono la potenza di una espressività del vago e la sensibilità rappresentativa di forme indefinibili. La naturalezza poetica di Ana, poesia dopo poesia, dispone il lettore ad un ascolto partecipato, a un rapimento spirituale che rivela un'ispirazione direttamente comunicante con l'incontaminata fonte poetica del sentimento. Il titolo stesso dell'antologia suggerisce uno stato poetico dell'inafferrabile; ma proprio in questa accorata presa di coscienza irrompe la sofferta testimonianza di una voce delicata che sembra intonarsi alla mestizia del vivere. In geniali immagini dalle tenui tinte, si spiegano ritratti vicini ad un gusto decadente, in cui traluce una "formazione russa" alla quale Ana sembra particolarmente legata. L'amore è la ragione d'essere, il soggetto di un "romanzo lirico" che accompagna per mano il lettore lungo la narrazione di una vicenda personale che fissa in imprendibili istanti la vitalità di emozioni che, perdendosi nel divenire, sembrano transitare appena nel "passaggio fra le mani".