C'è un colosso a Barletta, in Puglia, conosciuto come Eraclio o Arè nel dialetto locale. Di una gigantesca statua in bronzo si tratta, più alta di quattro metri, che risale al secolo V d.C. e che vicina alla Basilica del Santo Sepolcro si innalza, raffigurando forse l'imperatore Teodosio - anche se il fatto è incerto. Con un escamotage, Vettori attribuisce il nome altisonante e tenero insieme, il Gigante di Barletta, al protagonista del suo romanzo, Dmitry, ultimo nipote di una famiglia di italiani in Crimea negli anni della Seconda Guerra. E accorda, proprio con questo nome, le vicende immaginarie della famiglia in questione a quei luoghi lontani e all'Italia. La storia di una famiglia nel cuore della Storia dell'Europa, potrebbe dirsi l'essenza del volume. Un romanzo storico, dunque. Ma Il Gigante di Barletta si mostra diverso da molti romanzi storici contemporanei. Che qui, a dominare, diversamente dal solito, sempre è la seconda. La Storia è la grande protagonista del libro, mentre i personaggi, che una trama sommuovono per colorirla, sono uno dei suoi fondali.