16/05/2008
Di umberto
5 stelle su 5
L'autore propone una chiave di lettura del nuovo design italiano volta - oltre a smentire «una serie di esagerazioni, luoghi comuni, congetture varie» - a realizzare una «accurata esegesi» d'impronta strutturalista di questo «nuovo genere di design». In grado cioè di definire e cogliere le invarianti di un fenomeno creativo teso ad evitare di riproporre tipologie consuete e molto più versato nella "invenzione" di nuovi prodotti e tipologie produttive. Il pregio del lavoro è - come nota lo stesso autore nell'introduzione - che «il design che prima non c'era, vale soprattutto appunto come fatto di scuola per essere un'esperienza concettuale, ovvero riconducibile a concetti com'è necessario per lo studio di una disciplina. Infatti, il mio saggio più che una raccolta monografica di singoli autori o descrizione storico-critica del design più recente, intende essere una messa in evidenza dei suoi lati più problematici e adatti alla funzione di insegnamento-apprendimento». Singolare esempio di "servizio" critico mirato ad offrire la propria competenza in un ambito assai dinamico e ricco - in cui però sovente accade di percepire più "falsi movimenti" che reali e comprensibili avanzamenti - il volume tenta quindi di «tradurre tutta questa ricchezza di temi e problemi in concetti, categorie, famiglie morfologiche, tipologie sui generis, ecc., ossia cose che costituiscono la materia prima delle scuole di design. In altri temini lo studio del "design che prima non c'era" - così diverso dalla tradizione e dalle stesse teorizzazioni contemporanee, tanto povero quanto ricco di intenti e potenzialità - è stato, per così dire, concettualizzato, affinché diventasse materia d'insegnamento». In sintesi, dunque, uno strumento diretto alla comprensione e "consapevolezza" progettuale che aprendo nuove ed interessanti vie di "senso" al design risulterà utilissimo sia ai discenti che ai docenti delle numerose scuole presenti sul territorio nazionale.