Nessuno ha mai dubitato della grandezza di Zorzi da Castelfranco, detto Giorgione, che gli scrittori d’arte, a partire dai contemporanei, gli riconoscono alla pari di Leonardo, Raffaello, Tiziano e Michelangelo. Si è così formata una sorta di "mito", anche perché alla vicenda ancora oscura della sua vita si aggiunge la difficile interpretazione dei suoi dipinti. Le notizie in nostro possesso sull’opera di Giorgione derivano da cronache o inventari di collezioni, contemporanei o di poco successivi ai suoi tempi. Degli affreschi per il Fontego dei Tedeschi rimangono solo due frammenti (entrambi esposti in occasione di questa mostra), la Nuda ed il recentemente ritrovato Putto delle Esperidi, acquistato e portato in Inghilterra agli inizi dell’Ottocento da John Ruskin. Limitato è il numero delle opere che le stesse fonti attribuiscono a Giorgione. Perfino la stessa Pala di Castelfranco, oggi unanimemente riconosciuta autografa in base a considerazioni innanzitutto stilistiche, viene citata e attribuita direttamente all’artista solo nel 1635. Questa pala, rappresentante la Madonna in trono con i santi Liberale (o Ansano?) e Francesco, verrà presentata per la prima volta al pubblico dopo il restauro in occasione della mostra.