Possono più di cinquecento straordinari fotogrammi scattati da Giacomo Pozzi Bellini (1907 – 1990) che fissano la vita della Sicilia degli anni’ 40 del Novecento (siamo nell’ennese) restare in un cassetto ed essere, finalmente, almeno in parte, pubblicate a distanza di ben settant’anni? È successo, per gli infruttuosi tentativi di divulgazione che hanno attraversato quasi tutto il secondo Novecento, coinvolgendo l’autore stesso, intellettuali, scrittori e diversi possibili editori. Oggi un’ampia selezione del reportage arriva ad un pubblico più vasto grazie a Squilibri. La densa introduzione di Domenico Ferraro scava con puntualità nella genesi del lavoro di Pozzi Bellini, illustre fotografo che ha attraversato la cultura italiana del secolo scorso, ne traccia la personalità, ricostruisce meticolosamente il clima politico e culturale che fa da sfondo alla sua avventura estetica, racconta le traversie di questi scatti d’autore in cerca di editore. Già autore del pioneristico documentario Il pianto delle zitelle, anticipatore di uno sguardo e di uno sviluppo multidisciplinare che pochi anni dopo si affermerà con Ernesto de Martino e Diego Carpitella, Pozzi Bellini giunse in Sicilia nell’estate del 1940 per gettare le basi di un il film sulla colonizzazione del latifondo. Nella campagna intorno ad Enna, ospite dello scrittore Nino Savarese, incaricato della stesura del soggetto e della sceneggiatura, Pozzi Bellini si interroga sulla vera essenza dell’isola. Ferraro ricostruisce il clima sociale e politico in quei tempi di consenso sulla riforma agraria, con l’attenzione al progetto del film di intellettuali siciliani e non. In quel contesto gli scatti rappresentano dei promemoria, meri appunti visivi che sarebbero serviti a fissare scene utili alla lavorazione del film. Per contro le fotografie rivelano una profonda capacità di osservazione di quella Sicilia “ormai perduta” – rilievo che rimanda forse a Sicilia Perduta (Sicily in Memory), un volume di Giacomo Pozzi Bellini edito nel 1988 dall’Italian Cultural InstPossono più di cinquecento straordinari fotogrammi scattati da Giacomo Pozzi Bellini (1907 – 1990) che fissano la vita della Sicilia degli anni’ 40 del Novecento (siamo nell’ennese) restare in un cassetto ed essere, finalmente, almeno in parte, pubblicate a distanza di ben settant’anni? È successo, per gli infruttuosi tentativi di divulgazione che hanno attraversato quasi tutto il secondo Novecento, coinvolgendo l’autore stesso, intellettuali, scrittori e diversi possibili editori. Oggi un’ampia selezione del reportage arriva ad un pubblico più vasto grazie a Squilibri. La densa introduzione di Domenico Ferraro scava con puntualità nella genesi del lavoro di Pozzi Bellini, illustre fotografo che ha attraversato la cultura italiana del secolo scorso, ne traccia la personalità, ricostruisce meticolosamente il clima politico e culturale che fa da sfondo alla sua avventura estetica, racconta le traversie di questi scatti d’autore in cerca di editore. Già autore del pioneristico documentario Il pianto delle zitelle, anticipatore di uno sguardo e di uno sviluppo multidisciplinare che pochi anni dopo si affermerà con Ernesto de Martino e Diego Carpitella, Pozzi Bellini giunse in Sicilia nell’estate del 1940 per gettare le basi di un il film sulla colonizzazione del latifondo. Nella campagna intorno ad Enna, ospite dello scrittore Nino Savarese, incaricato della stesura del soggetto e della sceneggiatura, Pozzi Bellini si interroga sulla vera essenza dell’isola. Ferraro ricostruisce il clima sociale e politico in quei tempi di consenso sulla riforma agraria, con l’attenzione al progetto del film di intellettuali siciliani e non. In quel contesto gli scatti rappresentano dei promemoria, meri appunti visivi che sarebbero serviti a fissare scene utili alla lavorazione del film. Per contro le fotografie rivelano una profonda capacità di osservazione di quella Sicilia “ormai perduta” – rilievo che rimanda forse a Sicilia Perduta (Sicily in Memory), un volume di Giacomo Pozzi Bellini edito nel 1988 dall’Italian Cultural InstPossono più di cinquecento straordinari fotogrammi scattati da Giacomo Pozzi Bellini (1907 – 1990) che fissano la vita della Sicilia degli anni’ 40 del Novecento (siamo nell’ennese) restare in un cassetto ed essere, finalmente, almeno in parte, pubblicate a distanza di ben settant’anni? È successo, per gli infruttuosi tentativi di divulgazione che hanno attraversato quasi tutto il secondo Novecento, coinvolgendo l’autore stesso, intellettuali, scrittori e diversi possibili editori. Oggi un’ampia selezione del reportage arriva ad un pubblico più vasto grazie a Squilibri. La densa introduzione di Domenico Ferraro scava con puntualità nella genesi del lavoro di Pozzi Bellini, illustre fotografo che ha attraversato la cultura italiana del secolo scorso, ne traccia la personalità, ricostruisce meticolosamente il clima politico e culturale che fa da sfondo alla sua avventura estetica, racconta le traversie di questi scatti d’autore in cerca di editore. Già autore del pioneristico documentario Il pianto delle zitelle, anticipatore di uno sguardo e di uno sviluppo multidisciplinare che pochi anni dopo si affermerà con Ernesto de Martino e Diego Carpitella, Pozzi Bellini giunse in Sicilia nell’estate del 1940 per gettare le basi di un il film sulla colonizzazione del latifondo. Nella campagna intorno ad Enna, ospite dello scrittore Nino Savarese, incaricato della stesura del soggetto e della sceneggiatura, Pozzi Bellini si interroga sulla vera essenza dell’isola. Ferraro ricostruisce il clima sociale e politico in quei tempi di consenso sulla riforma agraria, con l’attenzione al progetto del film di intellettuali siciliani e non. In quel contesto gli scatti rappresentano dei promemoria, meri appunti visivi che sarebbero serviti a fissare scene utili alla lavorazione del film. Per contro le fotografie rivelano una profonda capacità di osservazione di quella Sicilia “ormai perduta” – rilievo che rimanda forse a Sicilia Perduta (Sicily in Memory), un volume di Giacomo Pozzi Bellini edito nel 1988 dall’Italian Cultural Inst