Il manoscritto Panciatichi 63, conservato alla Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, tramanda la versione in volgare delle Metamorfosi di Ovidio redatta dal notaio Arrigo Simintendi da Prato. Il codice trecentesco, realizzato in ambito fiorentino, è l'unico testimone illustrato di questo volgarizzamento, il primo a distinguersi dalla tradizione letteraria medievale che reinterpretava in chiave allegorica o moralizzante l'opera ovidiana. I vivaci disegni a penna e inchiostro acquerellato raffigurano le favole mitologiche del poema, costituendo un commento per immagini che accompagna la lettura del testo. In questo viaggio attraverso il mondo dei miti, l'autrice mette in luce le scelte figurative operate dall'illustratore che attinge alla cultura artistica del suo tempo per dare vita a divinità, ninfe ed eroi della tradizione classica. Tra analisi stilistica e ricerca iconografica emerge la complessità delle illustrazioni mitologiche in questo unico e raffinato volgarizzamento.