La storiografia italiana non ha rivolto una aqdeguata attenzione alle esposizioni universali e internazionali, eventi dalle molteplici implicazioni sul piano dell'economia, del commercio, della cultura, del turismo e della comunicazione di massa, dell'urbanistica e dell'architettura. Con il diffondersi, dalla fine degli anni 1860, della pratica di riprodurre fedelmente, sia pure talvolta in scala ridotta, monumenti architettonici del Medio Oriente e dell'Asia, le esposizioni hanno efficacemente affiancato il contemporaneo sforzo degli architetti impegnati a fondare su basi di correttezza scientifica su rilievi dal vero lo studio delle architetture del mondo islamico, della Cina e del Giappone. Alla ricerca di maggiore rigore filologico e alla aspirazione di 'autenticità' che nell'ultimo trentennio del XIX secolo hanno segnato una svolta nell'architettura orientalista, le esposizioni hanno dato un contributo non trascurabile nell'educare il gusto del grande pubblico a rifuggire dalle manipolazione stilistiche grossolane e approssimative e ad apprezzare costruzioni che si fregivano di parti eseguite da maestranze orientali. Uno dei meriti principali della ambiziosa sintesi storica offerta dal volume di Ilde Marino consiste proprio nell'avere fornito un quadro ampio dei rapporti tra le esposizioni hanno dato alle industrie d'arte collegate al settore delle costruzioni perché rinnovassero e ampliassero i repertori di modelli orientalisti dei loro cataloghi, impegnandosi in una operazione di aggiornamento che in molti casi ha consentito di raggiungere nuovi mercati.
