Un testo di piacevolissima lettura, ricco di curiosità del tutto inedite, e al tempo stesso uno studio della condizione umana situata nella condizione di marginalità, spesso scelta volontariamente. Barboni, girovaghi, contestatori, strani geni incompresi, delusi, scettici, sognatori, idealisti: una vera folla ha preso nel passato la porta della vita sociale e uscendo si è collocata ai margini dell'organizzazione generale del mondo, a volte continuando a parteciparvi in modo stravagante, a volte ignorandola del tutto, seguendo la via dei filosofi antichi, a cominciare da Diogene. Non di rado sono state figure di grande rilevanza nelle comunità da loro frequentate e si può dire che ogni città ha avuto il suo strano, che ha amato, rispettato e anche rimpianto. Non c'è repertorio di vita tradizionale che non riporti almeno qualche cenno a uno di questi esseri singolari e lo leghi a fatti, detti, avvenimenti entrati a formare una piccola leggenda. Questi esseri singolari sono quasi sempre a loro modo pensatori che almanaccano, fissati su qualche idea, cercando ispirazione nelle cantine e nelle mescite dove scambiano le loro teorie con i dotti di passaggio: Monsieur de la Palisse, Fanfulla da Lodi, Il Conte di San Vitale, Ferdinando Incarriga da Napoli, Giovanni Paneroni scienziato della terra piatta, il Bocca, il Brìgnola, Fanfara dell'Appennino, l'Angiolina d'Arezzo, Beppe Belli di Giuncarico, Memmo di Roccastrada, il Socrate di Cortona... Le figure di questo genere sono infinite perché l'umanità non ha confini. Questi oscuri pensatori sono lontani dal fare del loro sistema di pensiero qualcosa che valga anche per gli altri: hanno già staccato la spina. Quasi tutti sono per lo più tranquilli, seduti in riva al fiume guardando passare la vita. Sono intellettualmente miti, ma oggi stanno sparendo, messi in fuga da micidiali diserbanti: case di riposo e di rieducazione, filantropi e assistenti sociali.