Emilio Isgrò ha cancellato ventinove testi giuridici, in particolare il Codice civile e il Codice penale, con il fine di proporre una diversa riflessione sul significato di convivenza comune. Superando con l'atto della cancellatura le caratteristiche della lingua asciutta e fortemente antipoetica propria delle raccolte di norme giuridiche, l'artista ha dato origine a lavori dal forte impatto formale, talvolta tendenti all'ironia, che graffiano per la loro incontestabile verità. Per arricchire la riflessione è intervenuto anche sul Discorso di Pericle agli ateniesi riportato nel libro II dell'opera di Tucidide La Guerra del Peloponneso. Ciò che Pericle scrive sul senso della democrazia, sui valori umani e sul rispetto delle leggi, ha fatto di Atene un mito che mantiene le sue radici nella società di oggi.