La stagione del Barocco genovese ha in Domenico Piola (1628-1703) il rappresentante più significativo. Il contatto con stimoli di alto livello - dalle proposte di Rubens alla produzione di Giulio Cesare Procaccini, dalla riscoperta degli emiliani rinascimentali (Correggio e Parmigianino) al recepimento delle novità giunte dalla Roma berniniana - rese possibile un precoce legame con il geniale Valerio Castello, formalizzato in una collaborazione che, tra la fine degli anni quaranta e l'intero decennio centrale del secolo, diede vita a una nuova proposta di decorazione. La morte improvvisa di Castello (1659) significò per Piola l'avvio di un monopolio incontrastato nei maggiori cantieri dell'affresco, aperti in palazzi, ville, chiese e monasteri della città, e di una produzione straordinariamente ingente di pale d'altare e di tele per quadrerie, realizzate con l'apporto dei numerosi membri della sua casa-bottega.