L'esposizione a Vinci del ritrovato disegno proveniente dal Civico Gabinetto dei Disegni del Castello Sforzesco di Milano che reca, al recto, copie da studi anatomici di Leonardo, e, al verso, la scritta SALVATOR MVNDI, induce a una riconsiderazione della cronologia del dipinto, ormai diventato celebre, proveniente dalla collezione Cook a Richmond e ora in collezione privata saudita. In particolare, le copie dei disegni anatomici raffigurati forniscono rilevanti indizi per la datazione del dipinto. Evidentemente, nel momento in cui si stava approntando la scritta epigrafica da porre o sotto al dipinto o sulla sua cornice, sui tavoli di lavoro della bottega di Leonardo circolavano anche i disegni anatomici originali del maestro che gli allievi stavano copiando. Nel volume e in mostra le strade parallele del Salvator Mundi e dei disegni anatomici vengono ripercorse anche attraverso innovative analisi colorimetriche, che consentono di ricostruire il metodo di disegno e il modo di lavorare nell'atelier di Leonardo all'inizio del XVI secolo, aggiungendo inediti importanti tasselli alla storia dell'enigmatico dipinto.