Fin dagli inizi del suo percorso artistico, Giorgio de Chirico stabilì che la sua pittura avrebbe dovuto "far vedere ciò che non si può vedere", poiché non aveva senso rappresentare le cose come già possiamo vederle in natura.Non a caso Magritte, quando nel 1925 si imbatté per la prima volta nella pittura di De Chirico, disse che gli aveva dato la sensazione di poter "vedere il pensiero". Celebri artisti e poeti, come Guillaume Apollinaire e André Breton, si riconobbero immediatamente nella sua straniante ed enigmatica visione del mondo e in quella rappresentazione delle cose straordinariamente lucida e penetrante. Si apriva così la strada a tutti imovimenti che hanno costituito la parte più vitale dell'arte europea tra le due guerre: il Dada, il Surrealismo, il Realismo magico, il Neoromanticismo La mostra riunisce alcuni tra i più celebri quadri del periodo metafisico di De Chirico (tra i quali L'énigme de l'arrivée et de l'après midi, La nostalgie de l'infini, La sérénité du savant), dipinti metafisici di Carrà (Il gentiluomo ubriaco, L'ovale delle apparizioni), nature morte di Morandi, capolavori di René Magritte (La condition humaine, Le sens de la nuit, La clef des songes, tra gli altri), Max Ernst (Oedipus Rex, Vision provoquée par l'aspect nocturne de la porte Saint- Denis) e Balthus (da Le passage du Commerce-Saint-André a Le café de l'Odéon), accompagnati, quasi in un dialogo, da opere estremamente significative di Niklaus Stöcklin, Arturo Nathan, Pierre Roy e Alberto Savinio. Una sezione speciale è dedicata all'opera grafica di De Chirico e Max Ernst.