Il libro narra la storia degli emigrati faentini in Argentina all'indomani della fine della seconda guerra mondiale negli anni 1945-1952. Furono oltre cento famiglie e quasi trecento persone che partirono in cerca di lavoro e fortuna verso un Paese pressoché sconosciuto ma che aveva fama di grandi ricchezze. Può apparire singolare che da una città come Faenza, senza tradizioni di migrazione, fossero in tanti a migrare verso l'Argentina, ma una ragione c'è, e il libro ne svela ogni particolare. La storia dei singoli si intreccia con quella dell'Argentina in un crescendo di drammaticità, pericolo, isolamento, superati sempre con grande difficoltà e sacrificio. L'autore, profondo conoscitore dei concittadini lontani e del Paese che li ospita, ripercorre oltre cinquant'anni di sentimenti e di nostalgie. Il titolo, vera iperbole geografica e sentimentale, vuole sottolineare come l'incomparabile grandezza dei fiumi che attraversano le città di partenza e quella di arrivo, sia inversamente proporzionale al ricordo e ai sentimenti che dei luoghi hanno chi li ha lasciati.