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La Natività di Caravaggio, rubata in una notte piovosa dell’ottobre 1969 da un oratorio di Palermo, è al centro di questo «importante studio» (Richard E. Spear). Michele Cuppone, specialista del sommo artista che da anni approfondisce il tema, ne ha ricostruito sempre più tasselli e oggi, grazie anche a parallele ricerche d’archivio, sappiamo molto di più del capolavoro scomparso. Tutto ciò trova una trattazione organica nel volume che si presenta con novità in un’edizione rinnovata, dove il taglio divulgativo e l’apparato illustrativo rendono accessibile un’esposizione particolareggiata e ben documentata.
Sul fronte storico-artistico l’autore chiarisce meglio la genesi della Natività, attraverso confronti stilistici e iconografici, nuovi documenti e fonti trascurate, fino alle radiografie eseguite sulla tela nel 1951 in occasione del restauro. Ne risulta che il quadro fu eseguito non in Sicilia nel 1609 come avevano fatto credere certi biografi, ma a Roma nel 1600 e da qui spedito a Palermo. Sappiamo persino che fu realizzato dentro Palazzo Madama, attuale sede del Senato della Repubblica, dove Caravaggio viveva a quel tempo. La scoperta dell’esatta cronologia è un aspetto rilevante e pone la tela accanto alle celebri storie di san Matteo della cappella Contarelli in San Luigi dei Francesi, nel punto di svolta della carriera di Michelangelo Merisi. La Natività, corrispondente al quadro «cum figuris» menzionato in un enigmatico documento romano del 5 aprile 1600, sarebbe addirittura la sua prima pala d’altare. Si possono inoltre chiarire i quesiti legati all’iconografia, che ha stimolato discussioni intorno all’identità di alcuni personaggi. Infine, si può ripercorrere una certa ‘fortuna’ che il quadro conobbe fino all’ottobre del 1969, dalle copie ai rari documentari d’epoca. Mentre, curiosamente, le stesse copie sono scomparse del tutto o comunque per secoli, si attribuì la responsabilità del furto a un filmato tv andato in onda due mesi prima.
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