Un fondamentale saggio di Gillo Dorfles sui diversi aspetti dell'arte e della creatività contemporanee viene nuovamente proposto a qualche decennio di distanza dalla sua prima uscita (1968), per l'assoluta modernità dell'impianto critico e per il peso che ha assunto nel corso del tempo nel dibattito sulla fenomenologia dell'arte e dell'architettura degli anni recenti.Una delle osservazioni basilari del saggio di Dorfles riguarda la consapevolezza che i rapporti uomo-natura e natura-oggetto siano, oggi, sostanzialmente in crisi e che la linea di tendenza sia quella di vivere sempre più avvolti da un mondo artificiale con oggetti artificiali, arrivando a considerare la macchina non una realtà innaturale, ma parte integrante di una nuova natura meccanizzata o elettronicamente integrata. L'occhio indagatore di Dorfles, mai pago di nuove vie di ricerca, di abbinamenti audaci, di riflessioni originali, si sofferma sui settori più diversi: dalla natura come naturalità all'oggetto artificiale, dall'individuo come strumento al comico filmico, dalla pubblicità alla semanticità del linguaggio televisivo, alla musica contemporanea, all'urbanistica e al disegno industriale.