Quello di Angelo Fortunato Formìggini è stato a lungo un nome conosciuto prevalentemente dai bibliofili, per quei gioielli editoriali che furono le collane di Filosofia del Ridere e di Classici del Ridere, da lui ideate e date alle stampe a partire dagli anni Dieci del Novecento. Ma Formìggini fu ben più che un editore. Un maestro d'editoria, prima di tutto, poi un intellettuale dalle molte facce, con lati rimasti in ombra, qualche contraddizione e molte domande lasciate aperte. Qual era il suo rapporto con l'ebraismo (italiano)? E quello col fascismo e, in particolare, con Mussolini? Quali furono le ragioni che lo spinsero (e forse lo costrinsero) al suicidio? Il libro di Anderlini è un tentativo di dare risposte a queste domande, per riconsegnarci un Formìggini a tutto tondo, che ci parla attraverso i suoi scritti e le sue scelte di vita, da una parte, e i libri pubblicati, dall'altra. Ne emerge un uomo dai solidi principi morali, in tempi in cui molti hanno finto di non vedere o hanno contribuito a quello che è stato il volto opprimente del Ventennio. Un protagonista vero e tutt'altro che provinciale della cultura del Novecento.