L'olio ricavato dalle olive può essere annoverato tra le cose più belle della vita. Come la poesia. Ha certamente colto nel segno chi, comparando l'olio alla poesia, ha polemizzato con certa tendenza della narrativa contemporanea, che «si è snaturata e riprende più il cinema che non i movimenti classici della letteratura», mentre la poesia, per sua natura, «deve essere selettiva al massimo» e «come l'olio conserva una certa integrità e nobiltà» e ha «questa trasparenza e levità». Giorgio Barbaria ci aiuta a conoscere l'olio nella sua più intima natura, spaziando all'interno di tre universi culturali, antichi e nuovi a un tempo: quello greco-romano, l'ebraico-cristiano e, in ultimo, quello ligure. I primi due fondano la nostra identità di uomini occidentali, il terzo quella di una regione che ha visto fiorire, ma anche svanire, sia la coltura dell'ulivo sia la cultura dell'olio.