Era il 20 aprile, il giorno del mio compleanno. Penso sia
stato un caso che sia accaduto proprio quel giorno; forse
quello prima avevo speso un po’ più energia del solito per
riflettere sui festeggiamenti, forse l’aspettativa degli altri mi
aveva sovraccaricata, ma non credo serva cercare la spiegazione
altrove, più in profondità. Doveva accadere e, semplicemente,
accadde allora. Già da diversi anni qualunque
festa era un’occasione faticosa, per non dire tragica, che attraversavo
coi sentimenti in apnea come dentro a una piscina.
Sapevo che se fossi riuscita ad arrivare dall’altra parte,
se avessi resistito fino al calare della sera, avrei trovato una
sponda su cui appoggiare la testa e riposare, e per quel giorno
sarei stata non dico salva, ma perlomeno ferma. E sola,
beatamente sola.
