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Libri di Varlam Šalamov


Foto di Varlam Šalamov
Varlam Šalamov

Varlam Tichonovic Šalamov (Vologda, 18 giugno 1907 – Mosca, 17 gennaio 1982), è stato uno scrittore, giornalista e poeta russo. Trascorse gran parte del periodo dal 1937 al 1951 imprigionato nei campi di lavoro forzato nella regione artica di Kolyma, in parte per aver definito lo scrittore antirivoluzionario e vincitore del Premio Nobel per la letteratura Ivan Bunin "un classico russo". Nel 1946, vicino alla morte, divenne assistente medico mentre era ancora prigioniero. Dal 1954 al 1978 scrisse una serie di racconti sulle sue esperienze nei campi di lavoro, che furono raccolti e pubblicati nel volume I racconti della Kolyma e sono considerati il capolavoro di Šalamov e la cronaca definitiva della vita nei Gulag.




Biografia

Varlam Šalamov nacque a Vologda, nella Russia occidentale, figlio di un sacerdote e insegnante ortodosso. Il padre era di vedute progressiste ed era un sostenitore della Rivoluzione d'Ottobre. Nel 1914 Šalamov entrò nel ginnasio di St. Alexander e si diplomò nel 1923 venendo poi ammesso alla facoltà di Diritto all’università di Mosca. 

Durante gli anni di studio Šalamov si appassionò di letteratura amando in particolare Puskin, Pasternak, Dostoevskij, Joyce e Hemingway. 

Šalamov fu arrestato nel 1929 e condannato a tre anni di lavori nella città degli Urali settentrionali Višera, con l’accusa di aver distribuito copie del Testamento di Lenin, critiche nei confronti di Stalin. Tornò a Mosca nel 1932, dove lavorò come giornalista e riuscì a vedere pubblicati alcuni suoi saggi e articoli tra cui il suo primo racconto Le tre morti del Dottor Austino

Nel 1937 Šalamov fu nuovamente arrestato per attività trotskiste controrivoluzionarie e inviato a Gulag siberiano della Kolyma. Nel 1951, Šalamov fu rilasciato dal campo e continuò a lavorare come assistente medico per i campi di lavoro forzato. Dopo il rilascio, dovette affrontare lo scioglimento della sua famiglia, inclusa una figlia che si rifiutava di riconoscerlo come padre. A Šalamov fu permesso di lasciare la città siberiana di Magadan nel 1953 dopo la morte di Stalin per recarsi in un villaggio vicino a Mosca. 

Dal 1954 al 1973, Šalamov lavorò al suo libro di racconti sulla vita nei Gulag, I racconti di Kolyma. Nel 1957, a quattro anni dalla morte di Stalin, Šalamov fu riabilitato politicamente e divenne corrispondente della rivista letteraria Moskva. In questo periodo conobbe scrittori importanti come Aleksandr Solženicyn, Boris Pasternak e Nadežda Mandel'štam. La sua salute, tuttavia, era stata compromessa dagli anni nei campi e ricevette una pensione di invalidità. 

Le prime traduzioni de I racconti di Kolyma furono pubblicate in Occidente nel 1966 mentre l’edizione completa in lingua russa fu pubblicata a Londra nel 1978. Con il peggioramento della sua salute, Šalamov trascorse gli ultimi anni della sua vita in una casa per scrittori anziani e disabili gestita dall’Unione degli scrittori sovietici a Mosca. 

Šalamov morì il 17 gennaio 1982 e, nonostante fosse ateo, ricevette una cerimonia funebre ortodossa e fu sepolto nel cimitero di Kuncevo, a Mosca. I racconti di Kolyma furono infine pubblicati in patria nel 1987, quando ormai l’Unione sovietica era vicina al crollo. 

In Italia sono state pubblicate anche le opere: La quarta Vologda (2001), Il destino di poeta (2006), Višera. Antiromanzo (2010), Quaderni della Kolyma. Poesie (2021). 





Citazioni

Congiungersi all'immortalità non è cosa da poco, un ruolo che non risulta facile. Trema la mano, ed è incerto il passo, trema la mano.




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