VERONESE E PADOVA. L'ARTISTA, LA COMMITTENZA E LA SUA FORTUNA Padova, Musei Civici agli Eremitani, 7 settembre 2014 - 11 gennaio 2015

Pur non essendo Padova il centro principale dell'attività di Paolo Veronese, la committenza dei Benedettini e di alcune famiglie importanti come i Pisani e i Contarini ottenne, tra gli anni cinquanta e settanta del Cinquecento, una serie di capolavori del maestro per la città e il territorio. La sua opera fu accompagnata da altri artisti che esprimevano un mondo figurativo a lui affine, come Zelotti, fu proseguita dai figli e dal fratello, dagli allievi come l'Aliense, e da altri interpreti locali, quali Bissoni e Damini, che riproposero il suo stile alla luce della sensibilità barocca. Nel corso del secolo XVII le invenzioni del Caliari conobbero un'immensa fortuna, furono riprese in copie e stampe, rivisitate da artisti di notevole livello, da Lefèvre, Pellegrini e Fumiani fino a Sebastiano Ricci, il quale fece del gusto veronesiano la base per la diffusione su scala europea del rococò veneto. Pubblicato in occasione della mostra padovana, il volume illustra questa vicenda attraverso i saggi di Davide Banzato, Giuseppe Gullino, Giovanna Baldissin Molli, Sergio Marinelli, Elisabetta Gastaldi e l'esempio significativo di una cinquantina di dipinti e di una quarantina di stampe.

Dedicato a uno dei protagonisti dell'importante stagione artistica del Cinquecento veneziano, il volume si presenta come un interessante percorso che sottolinea l'apporto dell'arte del grande pittore e il suo seguito a Padova. La monografia, catalogo dell'esposizione padovana e strumento chiave di comprensione della vasta e complessa carica innovativa di questo artista che fu uno dei grandi protagonisti del Rinascimento, oltre a riunire tutti i capolavori realizzati da Veronese per Padova, permette di seguire, attraverso i dipinti dei suoi emuli, come Giovan Battista Zelotti, la diffusione del suo linguaggio caratterizzato dall'uso di cangiantismi in un cromatismo brillante, dalla ricchezza di elementi decorativi ed elaborate architetture e da scene ricche di personaggi in sfarzosi costumi. Dario e Alessandro Varotari, detto il Padovanino, e Antonio Vassilacchi detto l'Aliense ne perpetueranno il linguaggio fino alla fine del Cinquecento, mentre Giovan Battista Bissoni e Pietro Damini ne adegueranno le espressioni ai dettami imposti dalla Controriforma. La traduzione di Veronese in teatralita barocca, operata da Giovanni Antonio Fumiani sul finire del Seicento e l'attenzione per l'opera del Caliari da parte degli artisti francesi attivi fecero della pittura di Veronese un elemento fondante per la nascita del rococo nel Veneto e per la sua diffusione su scala europea, mentre le stampe tratte dalle sue opere ne documentano la fortuna.