Rileggere Tenera è la notte di Francis Scott Fitzgerald significa dover gestire un uragano di emozioni, succede solo con i capolavori e con personaggi impossibili da dimenticare.
Tenera è la notte è un romanzo solo all’apparenza frivolo e mondano, è un libro profondamente dedicato al dolore e al cuore, è complesso e multiforme. È illuminato dal sole accecante della riviera francese, sulla spiaggia del lussuoso Hotel des Etrangers di Gausse. È protetto dalle pareti fresche di una villa elegante e triste, che nasconde i segreti e i turbamenti della malattia, in mezzo a viali carichi di fiori. Conosce la frenesia dei viaggi tra Europa e America, le Alpi, Zurigo, Parigi, New York.
Tenera è la notte sfavilla dove la società festaiola ha bisogno di champagne e risate, ma piange di disperazione quando si spengono le luci e la mente getta all’aria amori e sentimenti.
Incontrare Nicole Diver è abbagliante, è trovarsi di fronte al personaggio letterario perfetto. Il senso consapevole dell’icona. S’era tirata giù dalle spalle il costume da bagno e la schiena arrossata di un bruno arancione, ornata di un filo di perle, splendeva al sole, Aveva un viso duro e bello, che faceva pena.
Lei è la bellezza, la seduzione e la malattia, la sua fragilità genera amore e curiosità, e sfinimento.
Dick Diver si consuma accanto a lei, marito e medico, finendo per soccombere al peso delle nevrosi, del carico del suo ruolo, del troppo denaro che porta a disintegrare ogni emozione.
Vacilla anche lui, alla fine, punto di riferimento per tutti: “Dick, tu riesci sempre a sistemare le cose...Ci sei sempre riuscito” e si trova a dover salvare sé stesso, rovinato anche lui come lei, tormentato dai suoi mostri, sedotto e “comprato” dai ricchi, inghiottito nel loro mondo vuoto di esteriorità. “Non è più ricevuto da nessuna parte”.
Nicole e Dick sono l’essenza dell’amore fragile, protettivo e crudele insieme e i loro conflitti sono una rappresentazione straordinaria dell’insicurezza umana, che solo la profondità di Fitzgerald poteva permettersi, come le ossessioni di Gatsby e le delicate malinconie di Daisy Buchanan.
Questo romanzo fa toccare l’anima palpabile e seducente della letteratura che sa di eternità.
Una rilettura preziosa e commovente.
La guardia più forte è posta ai cancelli del nulla. Forse perché la condizione di vuoto è troppo vergognosa per venir divulgata.
Recensione di Francesca Cingoli