La storia si apre con il rinvenimento di un cadavere nello stagno di Olba, luogo immaginario sulla costa della Comunità valenciana, in Spagna. Esteban, il protagonista, ha dovuto chiudere la sua falegnameria, lasciando i dipendenti disoccupati. Mentre accudisce il padre, entrato ormai nella fase terminale della sua malattia, Esteban indaga sui motivi di una rovina che lo vede nel doppio ruolo di vittima e carnefice. Il benessere e il suo rovescio inseparabile, l'avidità. Lo specchio in cui guarda Esteban, a suo modo un uomo senza attributi, restituisce un'immagine fatta di sogni infranti e illusioni perdute. Nulla si è salvato dalla feroce voracità dei nostri anni. L'amore, la famiglia, l'amicizia, anche i codici sociali hanno costituito parte del menu di questo lauto banchetto solo per pochi. Nei romanzi di Chirbes la vita interiore dei personaggi coincide con un preciso paesaggio esteriore, in questo caso senza dubbio lo stagno. Lo stagno, principio e fine della narrazione, acquisisce un crescente peso simbolico che ci aiuta a capire le complesse relazioni degli esseri umani con il loro ambiente e la loro storia. Il romanzo ci obbliga a guardare verso quello spazio fangoso che è sempre stato lì, anche se per anni nessuno sembrava essere disposto ad ammetterlo, al tempo stesso spazio d'uso e abisso dove sono stati nascosti delitti e si sono lavate le coscienze, pubbliche e private. Erede della migliore tradizione del realismo, lo stile di Sulla sponda si sostiene su un linguaggio diretto e un tono ossessivo che aggancia il lettore fin dalla prima riga rendendolo complice. Sulla sponda è un magnifico e terribile capolavoro, sotto ogni aspetto indimenticabile.