Se "unico" non fosse soltanto sinonimo di "eccezionale", ma anche di "solo" e "isolato", non guarderemmo con occhi nuovi alla nostra normalità non necessariamente scontata? Se dietro la nostra disponibilità all'"ascolto" degli altri riconoscessimo che si cela in realtà il desiderio di ascoltare solo il riverbero delle nostre stesse parole, non impareremmo forse ad ascoltare davvero? Se ripensassimo a ciò che significa per noi l'"intimità", non potremmo forse vivere diversamente paure, amori, gioie e turbamenti? E quali nuove risorse sapremmo trovare? È soprattutto il nostro approccio all'affettività che può risentire favorevolmente del tentativo di rivisitare parole suggestive come speranza, rimpianto, istinto, attesa, lontananza… Infatti, il modo in cui parliamo di ciò che sentiamo e sperimentiamo (stati d'animo, slanci del cuore, relazioni, paure) ci porta a seguire modelli stereotipati, trasmessi o dati per scontati. Invece, riflettere sulle parole può produrre inedite e promettenti implicazioni sulla nostra esistenza. E ricercare in esse significati più autentici, oltre i confini del conformismo e del banale, può aiutarci a vivere più profondamente la realtà nella quale siamo calati. È questa la sfida raccolta da Ivana Castoldi, che in questo suo nuovo libro compone, una parola dopo l'altra, un piccolo vocabolario che porta a rimetterci in discussione, a pensare a soluzioni e a riconsiderare le nostre relazioni con gli altri, con i nostri figli, con noi stessi. Una parola per ciascuna lettera dell'alfabeto, per uscire un po' dagli schemi, osare nuove strade. E, così, cambiare la nostra vita.
