Apparsa nel 1927, tradotta lo stesso anno in francese e nel 1931 in inglese, Piero della Francesca è la prima opera di Roberto Longhi pubblicata in forma di volume, e fu oggetto di un'accoglienza straordinaria, sia per le sue tesi rivoluzionarie, che modificarono profondamente la ricezione e le attribuzioni del grande artista fiorentino, sia per il suo magistrale stile letterario. «Il mondo di Piero» scrive Longhi «si svolge lucido come un drappo colorato che si avvolga di una fatalità calma, indifferente: l'ora del mattino, il meriggio, la luna piena. Sotto questa perenne protezione ogni fatto si espone con naturale solennità nel vario teatro di architetture, di figure, di monti, di nuvole, di imprese, in una pacata evidenza di forme gravi, ma sempre vestite di colore». L'opera, che mantiene la veste della sua prima edizione, è corredata da un vasto apparato iconografico, da ricchissimi sussidi biografici, storico-critici, bibliografici e accompagnata da uno scritto di Mina Gregori, allieva e custode dell'opera di Longhi.