PESCI ROSSI

Questa raccolta di brevi testi e appunti, opera di uno dei maggiori critici italiani del Novecento, vide la luce nel 1920. Alcuni anni prima Emilio Cecchi, in occasione di una mostra, aveva avuto modo di ammirare "I pesci rossi" di Matisse: al quadro lo scrittore si ispirò per un articolo, suscitando interesse e curiosità. Proprio con questo scritto, una riflessione sugli abitanti dei laghi orientali dalla inquietante natura bifronte, si apre questa raccolta, per poi proseguire con notazioni su argomenti tra i più diversi, quali il potere estetico e annichilente della neve sul paesaggio, l'incredibile boria umana nella creazione dei giardini zoologici o la elivagazione sul valore delle piccole cose che dimentichiamo di possedere. Ogni oggetto e ogni osservazione critica e quotidiana evocano uno scenario mentale di ricordi e suggestioni, creando la misura perfetta di un testo che va oltre i confini della critica letteraria. Introduzione di Emanuele Trevi.

Pesci rossi è una raccolta di brevi testi e appunti di uno dei maggiori critici italiani e vide la luce nel 1920. Alcuni anni prima Emilio Cecchi, in occasione di una mostra, aveva avuto modo di ammirare I pesci rossi di Matisse: al quadro lo scrittore dedicò un articolo, suscitando l'interesse e la curiosità di lettori e critici. Proprio con Pesci rossi, il testo dedicato agli abitanti di laghetti orientali dalla inquietante natura bifronte, si apre questa raccolta, per poi proseguire con riflessioni su argomenti tra i più diversi quali il potere estetico e annichilente della neve sul paesaggio, l'incredibile boria umana nella creazione dei giardini zoologici o la divagazione su ciò che si può trovare sul fondo di un portafoglio. Ogni oggetto e ogni osservazione critica e quotidiana evocano uno scenario mentale di ricordi e suggestioni, creando la misura perfetta di un testo che va oltre i confini della critica letteraria.

"Quando davano un colpo di coda, un guizzo e si mettevano di fronte, la cosa cambiava. La loro faccia dalla grande bocca arcuata diventava sotto la fronte montuosa una maschera rossa di malinconia impersonale e disumana. Posata ai lati sulle branchie, come su un motivo di decorazione, pareva resa anche più astratta dalla fissità dei grandi occhi neri cerchiati d'oro."

EMILIO CECCHI Nato nel 1884 a Firenze, fu un celebre giornalista culturale. Scrisse per numerose testate tra cui «La Voce», il «Resto del Carlino», il «Giornale d'Italia» e il «Corriere della Sera». Si interessò alla letteratura inglese, segnalando alla critica italiana l'Ulisse di Joyce, ma tra le sue scoperte ci fu anche un poeta italiano, Dino Campana. Viaggiò molto in Inghilterra e Olanda e, nel 1930, in California. Collaborò all'Enciclopedia Italiana diretta da Gentile. Morì a Roma nel 1966.