PAPILLON

Una via di mezzo tra un romanzo di T. Capote e un libro di E. Bunker, con la differenza che entrambi gli autori da me citati sono successivi al romanzo di H. Charrière. E' una sorta di autobiografia romanzata dell'esperienza carceraria del protagonista - autore e delle sue vicessitudini tra evasioni e altre catture. Una sorta di guardia e ladri scritto con modesti e senza pedanti virtuosismi. La prosa è semplice, quasi banale, ma non da mai l'impressione di voler colpire a tutti i costi come quella di un'opera di E. Bunker, al contrario tende a rendere l'idea con una certa qual mediocrità stilistica riconosciuta e per questo mai abbietta. Nessun tentativo, quindi, di rendere migliore qualità che non si posseggono, né d'indorare una pillola amara come un'esperienza sgradevole. Al contrario, l'intera vicenda è raccontata con cruda schiettezza, infarcita di riflessioni sincere, esternate come sfogo necessario e spontaneo a ciò che si subisce nella realtà narrativa del fatto storico. Concludendo, ve lo consiglio come lettura, perché, probabilmente, in mezzo a tanti romanzi costruiti, guazzabuglio di fantasia e poche abilità, nell'opera in analisi troverete una biografica verità che ben pochi sono in grado di possedere e narrare. Oltretutto, sono a conoscenza di un seguito che raccoglie gli anni successivi, ma sembra di difficile reperibilità. Di "Papillon" è stato fatto anche un film, famoso all'epoca, con attori famosi e successivamente celebri. Di: inquietudinedikobal