«Che si attribuisse a Monet l'invenzione del plein air poteva sembrare quasi blasfemo nel 1962, quando Arcangeli tenne le due conferenze, che qui presentiamo, alla Galleria d'Arte Moderna di Roma. Arcangeli aveva queste intuizioni fulminanti, rabdomantiche; infatti tutte le enormi novità che qui presenta si sono poi rivelate profondamente vere; ma allora restarono non capite, non accettate. Per Arcangeli il plein air era la geniale invenzione di Monet, sin dall'inizio della sua parabola artistica, con l'immensa tela Le déjeuner sur l'herbe. Lo spettatore che guardava a giusta distanza e poi lentamente si avvicinava, veniva avvolto dall'opera, entrava nella natura, nella palpitazione dell'aria e della luce. Il coinvolgimento doveva essere totale, come lo sarebbe stato, sessant'anni dopo, al termine di un'immensa parabola di lavoro, con i pannelli delle Nymphéas. Nell'ultimo decennio di vita Monet infatti sviluppa, dilata e costruisce senza più limiti, in un'impresa estrema, quelle idee native e nuovissime che nel tempo della sua giovinezza non avevano trovato alcuno disposto a condividerle, ad accoglierle». Roberto Tassi