Altidona, un piccolo paese in provincia di Fermo, adagiato fra le morbide colline marchigiane. Qui, in una stanza al primo piano di una palazzina di metà Novecento è conservato l'archivio di Mario Dondero.
Ma non si diceva che Dondero non avesse un archivio?
Che questo fotografo poeta, dall'aria sempre un po' trasognata, questo giramondo senza fissa dimora, non si curasse del destino delle sue fotografie? Una volta consegnate alla loro funzione d'informazione sulle pagine dei giornali, le dimenticava nelle redazioni o a casa di qualche amico, già pronto a vivere e raccontare altre tranche de vie, poco incline al lavoro sedentario di catalogazione delle immagini.
Eppure un archivio c'è, corposo quanto presuppone una carriera lunga sessant'anni. Un patrimonio di documenti - migliaia di diapositive, stampe, negativi, provini - che la fototeca di Altidona sta pazientemente raccogliendo, e di cui qui si offre una piccola antologia.
Immagini luminose e bellissime che raccontano dell'Italia e di altri paesi, di intellettuali, attori e soprattutto di gente comune, a testimonianza della sensibilità e della poetica di un uomo che è stato un irriducibile interprete di quella tensione morale che ha segnato il pensiero del secondo Novecento.