IL PAGLIACCIO E LA FILOSOFIA

Nel 1953, a pochi mesi dall'uscita nelle sale di "Luci della ribalta" e dalla controversa espulsione di Chaplin dagli USA, Maria Zambrano pubblica i due scritti raccolti in questo volume: "Charlot o dell'istrionismo" e "Il pagliaccio e la filosofia", due brevi omaggi all'arte del clown che danno luogo a una meditazione filosofica profonda sul riso e sulla potenza metaforica del gesto comico. Figura della terra, della povertà e dell'umiliazione, il pagliaccio è a un tempo presenza sottile, capace di sublimare la gravità e l'inerzia della condizione umana attraverso la leggerezza, la gratuità e l'apparente inconsistenza del gesto. Nella piroetta di Charlot o nell'istantanea del pagliaccio che, inseguendo un nulla inafferrabile, fa apparire come per magia la possibilità delle cose, la pensatrice esiliata riconosce un'immagine della libertà del pensiero e la cifra della vocazione poetica della propria filosofia.

Apochi mesi dall'uscita nelle sale di Luci della ribalta e dalla controversa espulsione di Chaplin dagli Stati Uniti, la Zambrano pubblica questi due brevi scritti in omaggio all'arte del clown. Figura della terra, della povertà e dell'umiliazione, il pagliaccio è a un tempo presenza sottile, capace di sublimare la gravità e l'inerzia della condizione umana attraverso la leggerezza, la gratuità e l'apparente inconsistenza del gesto. Nella piroetta di Charlot o nell'istantanea del pagliaccio che, inseguendo un nulla inafferrabile, fa apparire come per magia la possibilità delle cose, la pensatrice esiliata trova l'eco della propria filosofia. Curato da Elena Laurenzi il libro è composto da Charlot o dell'istrionismo e Il pagliaccio e la filosofia, entrambi inediti in italiano.

«Il pagliaccio mima da sempre e con successo infallibile l'atto del pensare, con tutto quel che il pensare umanamente comporta: la vacillazione, il dubbio, l'apparente indecisione, la lontananza dalla circostanza immediata che avvolge gli esseri umani. Mima la peculiare situazione di chi pensa e sembra stare in un altro mondo, muoversi in un altro spazio, libero e vuoto. È il gesto di Charlot che raccoglie con estrema attenzione una goccia di champagne con un ditale. Che inciampa in un pianoforte a coda mentre insegue un soffione o… un niente nell'aria. Un niente inafferrabile perseguito con tenacia, e che sfugge finché, finalmente, lo tiene in pugno. Però che cosa tiene? Un niente».

MARÍA ZAMBRANO (VélezMálaga, 1904 – Madrid, 1991) È una delle figure più originali del panorama filosofico del XX secolo. Attiva nella difesa della Repubblica spagnola, partecipò alla guerra civile per poi prendere la via di un lungo esilio che la porterà in Sud America, in Italia e in Francia. Nel 1984, caduta la dittatura, si stabilisce a Madrid. Tra le sue opere tradotte in Italia: Chiari del bosco (1991), I Beati (1992), La tomba di Antigone (1995), La confessione come genere letterario (1997), Filosofia e poesia (1998), L'agonia dell'Europa (1999), Dell'Aurora (2000).