Ha contagiato Eliot e Pound, ha ammaliato un'intera generazione beat, con Ferlinghetti, Corso, Burroughs e Kerouac. Sospeso fra l'aforisma filosofico e la poesia pura, fra l'astrazione della mente e la fissità dei tre versi, quello dell'haiku è il genere che meglio esprime la sensibilità giapponese: le diciassette sillabe divengono il mezzo per suggerire una molteplicità di sensazioni. Attraverso cinquecento Haiku (con testo a fronte e traduzione fonetica) si vuole ripercorrere la storia di questo componimento: dall'amore per la natura del grande maestro del XVI secolo Matsuo Basho, all'ironia malinconica di Issa, dal simbolismo novecentesco di Ogiwara Seisensui, alla denuncia sociale di Kaneko Tota. Un percorso che restituisce un'unica visione del mondo dove alla base vi è l'unità del tutto: lezione di enorme valore etico, ma anche estetico.