L'età d'oro dell'editoria, e non solo di quella americana, ricostruita da uno dei suoi più grandi protagonisti. Richard Seaver si racconta con dovizia di dettagli, ma soprattutto racconta la fisionomia del suo lavoro come uomo di cultura, mediatore culturale e imprenditore. Racconta della formazione in Francia (si laurea alla Sorbona con una tesi su James Joyce), del fervido rapporto con la cultura francese e degli incontri che lo condussero a fondare la rivista "Merlin" dove, fra gli altri, pubblicò opere di Eugène Ionesco. Tornato negli Stati Uniti, fu editor in chief di Grove Press e in seguito di Viking Press. Con costanza e rigore impone ai suoi editori opere di autori letterariamente immensi ma ardui, che talvolta soffrono anche gli attacchi della censura. Fa conoscere Jean Genet, Henry Miller, William Burroughs. E in seguito Hubert Selby Jr, Robert Coover, Harold Pinter. Dal 1988 alla morte (5 gennaio 2009) ha retto con devoto accanimento le sorti della sua Arcade Publishing. Seaver è stato protagonista di molte battaglie culturali e politiche che in questo libro sono evocate con passione, con una tensione febbrile e con una tonalità crepuscolare che fa tuttavia pensare più all'alba che al tramonto, quasi il racconto di tanto lavoro e di tanta vita dovesse leggersi – senza nostalgia – nel tempo a venire. La dolce luce del crepuscolo è infatti un libro necessario non tanto a comprendere il passato ma per illuminare il presente che più non gli somiglia.