Non lo sapeva nemmeno Enzo Biagi, bolognese e tifoso del Bologna. «Mi sembra si chiamasse Weisz, era molto bravo ma anche ebreo e chi sa come è finito» ha scritto in Novant'anni di emozioni. È finito ad Auschwitz, è morto la mattina del 31 gennaio '44. Il 5 ottobre del '42 erano entrati nella camera a gas sua moglie Elena e i suoi figli Roberto e Clara, 12 e 8 anni. Questa è la risposta, documentata, di Matteo Marani, bolognese, laureato in Storia. Tre anni di ricerca, scrupolosa e insieme ossessiva, perché gli pareva di inseguire un fantasma. Dallo scudetto ad Auschwitz arriva preciso come una banca svizzera e dolente come una cicatrice, ma ricostruisce in modo pertinente la storia di Weisz e ce la restituisce in un romanzo dal successo inarrestabile.