In questo scritto del 1919 (qui in prima traduzione italiana), Franz Rosenzweig, filosofo ebreo tedesco, affronta il problema dell'identità ebraica in relazione alle correnti di pensiero affermatesi tra Otto e Novecento – liberalismo, socialismo, sionismo – e alla religione cristiana. Il carattere eccezionale dell'ebraicità è dovuto al suo rapporto speciale con la legge divina e con la Torah. L'ebreo non rientra in nessuna delle teorie sulla società e l'individuo: in lui fede e ragione, dubbio e conoscenza, bene e male convivono come in nessun'altra confessione religiosa o dottrina politica. Elaborate tra il primo dopoguerra e gli iniziali fermenti antisemiti in Germania, le riflessioni di Rosenzweig sono un'avvincente e preziosa testimonianza della fecondità del pensiero ebraico moderno.