Con Boccioni e i pittori futuristi proseguiamo la pubblicazione delle opere di Roberto Longhi (1890-1970), mostrando un aspetto meno conosciuto del suo alto magistero: lo studio e l'analisi della pittura moderna, non solo italiana, pur sempre considerata in rapporto alla grande arte del passato, e per questo sovente oggetto di critiche feroci. Il futurismo, e soprattutto Boccioni, costituiscono un'eccezione: il suo apprezzamento è infatti incondizionato, anche in rapporto a movimenti artistici contemporanei allora dominanti, come il cubismo: «Affermando la necessità lirico-pittorica di esprimere il movimento,» scrive Longhi «i futuristi si avviano solidamente per la strada maestra dell'Arte della Pittura. Il problema del futurismo rispetto al cubismo è quello del Barocco, che mette in moto la massa del Rinascimento. Ne risulta la profonda legittimità della nuova tendenza, e la sua superiorità sul cubismo. E la soluzione più intellettuale e profonda la dobbiamo a Boccioni. Egli possiede un senso enormemente dinamico della materia, e trova ogni espediente fantastico per imprimerle moto. Alcune sue opere, sia detto a gran voce, sono capolavori».