08/12/2014
Di roberta_filippi
5 stelle su 5
Otto giorni e sette notti, è questo il tempo che Elena, la protagonista, giovane ragazza italiana, ricompone in un diario di ricordi del suo viaggio a Taramà, sperduta cittadina della Colombia. Un periodo alquanto breve ma così denso di avvenimenti, da sembrare impossibile che possano essere accaduti in un lasso di tempo così concentrato, ma a Taramà, come si renderà conto il lettore, anche il tempo è diverso da quello normale. Sembra che le ore non durino sessanta minuti, il giorno e la notte si dilatano con pause e intervalli che conferiscono spessore al tempo.
La scrittrice di questo romanzo, con grande abilità e preparazione culturale, riesce a fare un esercizio che non ti aspetti leggendo le prime pagine: pensi di trovarti davanti a un bel racconto e di passare qualche giorno immerso in una nuova storia d’amore. Poi ti rendi conto, man mano che procedi con la lettura, che le parole e gli avvenimenti ti travolgono. Elena scopre che dietro la bellezza della natura lussureggiante, l’avidità dell’uomo rischia di distruggere tutto: i cafetales, fonte di sopravvivenza per i contadini colombiani, sono in pericolo a causa delle multinazionali petrolifere. E si presta a compiere un’impresa impossibile, con l’anima, il corpo e con il cuore, visto che lo stesso Fernando è in pericolo, e rischierà la vita in una missione la cui esecuzione è affidata solo a lei. Non può farne a men: Amor de cafetal nunca se olvida.
Leggere questo romanzo è come gustarsi una buona tazza di caffè: una pausa rilassante che ci fa immergere nella natura e nei tempi allungati della città colombiana di Taramà; il gusto caldo e intenso ci avvolge come gli abbracci di Elena e Fernando; la sua caffeina ci tiene con il fiato sospeso grazie al ritmo incalzante delle scene da vero romanzo thriller; l’amaro della tostatura persiste nel nostro palato a lettura ultimata per un finale di certo non scontato.
Roberta Filippi