Alma del vento è quello che possiamo considerare un romanzo d'avventura mutuato dalla lunga tradizione dei romanzi di appendice.
Il classico feuilleton francese alla
Conte di Montecristo o
I Tre moschettieri è sicuramente il modello narrativo di
Alma del vento del francese
Timothe De Fombelle.
Siamo nel 1786 e Alma è una ragazzina appartenente alla tribù Oko.
Di questa tribù, considerata magica per via dei doni che i suoi componenti portano sin dalla nascita, sono rimasti solo cinque superstiti: Alma, i suoi genitori e i due fratelli.
Vivono insieme in una capanna abbracciata dai rami di un sicomoro in un'edenica vallata nascosta dal mondo.
Esiste un passaggio verso il mondo là fuori, ma si apre solo una volta all'anno durante la stagione delle piogge e il padre di Alma si è sempre raccomandato di tenersi alla larga da quello spiraglio.
E invece Alma del vento comincia proprio da qui, dal desiderio di Lam, il fratellino di Alma, di uscire nel mondo fuori dalla vallata.
Solo che siamo in epoca coloniale, il territorio africano è dilaniato da guerre interne ed è colpito dallo spettro del colonialismo e del commercio degli schiavi.
Quando Alma scopre che Lam è stato catturato dai cacciatori ashanti che rivendono gli schiavi inizia a seguirne le tracce, sino ad imbarcarsi come clandestina sulla Douce Amélie, una nave negriera che fa rotta verso Santo Domingo.
Ed è sulla Douce Amélie, che viene dalla Francia, che si trova il giovane e intraprendente Joseph Mars, piccolo ladro imbarcatosi riuscendo a ingannare il crudele capitano Gardel dell'esistenza di un famoso tesoro pirata.
In
Alma del vento ci sono tutti gli ingredienti che sanno di libertà e di avventura, è un romanzo dal ritmo serrato e dalle trame che si dipanano ora seguendo la vicenda di Alma, ora quella di Joseph, ora tornando in una ricca dimora parigina, ora portandoci nel clima asfittico della stiva stipata di schiavi.
Recensione di Stefania C.