I due saggi raccolti in questo volume sono accomunati da una valorizzazione della poesia, intesa come forma più elevata di conoscenza, che ci consente di superare i limiti conoscitivi del pensiero scientifico e di quello filosofico. La poesia è metafisica istantanea; in un breve componimento, deve trasmettere una visione del mondo e il segreto di un animo, di un essere e degli oggetti. Non può limitarsi ad assecondare il tempo della vita, ma deve trascenderla e immobilizzarla, esprimendo contemporaneamente la dialettica delle gioie e dei dolori. Il secondo saggio approfondisce un tema in cui l'atteggiamento oggettivo non ha mai potuto realizzarsi. Bachelard ritiene che il problema posto dalle nostre convinzioni sul fuoco debba essere affrontato sul piano psicologico, perciò non esita a parlare di una psicoanalisi del fuoco. A suo parere, il fuoco costituisce esattamente il primo fenomeno in cui lo spirito umano è riflesso; tra tutti i fenomeni, solo il fuoco rappresenta, per l'uomo preistorico, il desiderio di conoscere. In termini junghiani, il fuoco è responsabile di un complesso arcaico fecondo, perciò «una specifica psicoanalisi deve distruggerne le dolorose ambiguità, per meglio sviluppare le vivaci dialettiche che conferiscono alla fantasia la sua vera libertà e la sua funzione di psichismo creatore».