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Il tratto di mare che unisce l'Italia e la Libia è una distesa d'acqua piena di promesse, solcata in tempi diversi – e in direzioni opposte – dal peso di tante vite in cammino. Il piccolo Farid sta scappando da una guerra, mentre Vito si misura da sempre con la storia della sua famiglia, cacciata da Tripoli per ritrovarsi in un'Italia immemore e ingrata. A unirli, un viaggio crudele ma necessario, come possono esserlo le speranze o i ricordi.
C’è un tratto di mare che è ponte e confine tra due Paesi. Farid lo vede per la prima volta la notte che fugge dalla sua casa ai confini del deserto, lasciandosi alle spalle la gazzella che mangiava dalle sue mani: «credeva di poterci camminare sopra come le navi, invece è bagnato e succhia da sotto». Vito, dalla Sicilia, guarda quello stesso mare come una discarica di avanzi e di barche mai arrivate. Ne raccoglie le grida, ne conserva le tracce. Sono pezzi di memoria: la sua, quella di Farid e di tutti quelli che saranno i suoi e i nostri figli. E poi ci sono le madri. Angelina, che di quel mare ha lo stesso sguardo azzurro, la stessa calma, e dentro la tempesta. E Jamila, che spera di veder morire suo figlio prima di lei per non lasciarlo morire da solo – e dire che quel viaggio doveva durare quanto una ninna nanna. C’è tutta la gente che ha sognato «una terra facile, senza armi. Una benedizione. Non sapeva che fosse senza fine, che gridasse da tutte le parti». Dopo Venuto al mondo, Margaret Mazzantini torna a farsi carico di una storia controversa, quella che unisce l’Italia e la Libia. Dagli italiani spinti in Africa dal fascismo alla cacciata dei Tripolini nel 1970, fino alle migrazioni imposte da una guerra ancora in corso, la scrittrice dà voce a chi è sempre costretto a lasciare, perdere, rinunciare, a volte in cambio di niente. Una favola viva e pulsante, capace di trasformare il dolore in letteratura: Mare al mattino è la conferma di un talento raro, e la dimostrazione che è ancora possibile parlare a un pubblico vasto senza rinunciare alla qualità della scrittura.
Margaret Mazzantini nasce a Dublino da padre italiano e madre irlandese. Trascorre l'infanzia in giro per l'Europa, la Spagna, Tangeri, fino a quando la famiglia si stabilisce definitivamente a Tivoli. Nel 1982 si diploma all'Accademia di Arte Drammatica a Roma. Nello stesso anno esordisce interpretando l'Ifigenia di Goethe. Nel 1994 pubblica il suo primo romanzo, Il catino di zinco (Marsilio 1994; premio Selezione Campiello e premio Opera prima Rapallo-Carige); poi Manola (Mondadori 1999); Non ti muovere (Mondadori 2001; premio Strega, premio Città di Bari- Costiera del Levante-Pinuccio Tatarella, premio Rapallo-Carige e premio Grinzane-Cavour); Zorro (Mondadori 2002), Venuto al mondo (Mondadori 2009; premio Campiello) e Nessuno si salva da solo (Mondadori 2011). I suoi libri sono tradotti in trentacinque lingue. Dopo il film tratto da Non ti muovere, è in lavorazione, sempre per la regia di Sergio Castellitto, il nuovo film tratto da Venuto al mondo, interpretato da Penélope Cruz e Emile Hirsch.
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